Ti muovi, ti sposti, ti attrezzi per evitare quei contatti che possono inevitabilmente contagiarti.
Hai mille attenzioni e speri sempre che tutto sia il più normale possibile.
C’è sempre un margine di rischio, perché come in uno slalom, qualcuno urta contro il palo.
La vicinanza è relativamente calcolata in quanto dei gesti abituali, vengono controllati, ma a volte si lascia la presa… forse, cavolo pero!
Ci sono situazioni che inevitabilmente ti sfuggono di mano, perché un bambino ti si avvicina troppo, oppure ha bisogno del tuo aiuto e le distanze si riducono .
C’è la volontà di seguire scrupolosamente dei regimi di comportamento, ma non sempre c’è la possibilità di attuarli alla perfezione.
C’e poi la giornata in cui ti senti un pò strana, iniziano dei dolori articolari persistenti e aumenta la temperatura corporea. Il tuo perimetro d’azione si riduce, perché un test ha rivelato un risultato categorico “positivo“, così ti ritrovi a non poter uscire per non divulgare il virus.
Il tuo mondo diventa la tua stanza.
C’è… è arrivato anche a me! Ho cercato di non “raccoglierlo“ di non “beccarlo“ di star super attenta, ma le probabilità erano alte vista la virulenza nell’espansione. Come sopra una giostra si continua a girare… passa il tempo ma l’intensità non cala, cosi si mettono in campo tutte le forze.
Come lo scudo di “Atena” le somministrazione dei vaccini hanno permesso di attutire l’impatto e le conseguenze, cercando di proteggerci un pò, ma si sta male.
Come un tir il “piccolo e invisibile“ virus transita dalla testa fino ai piedi e ti lascia stanchezza, spossatezza e dolori non da poco. Non c’è modo di cacciarlo via velocemente, bisogna con tenacia sconfiggerlo e il tempo ha la sua importanza. Essenziale e funzionale è organizzare il proprio spazio vitale, camera con annesso il bagno. Ti senti un pò prigioniera, perché le proprie abitudini vengono interrotte e modificate.
Si inizia a fare la conta, ad avvisare le persone che hai incontrato e preghi di non aver infettato nessuno… aspettando i rimandi dei test.
Ecco il tuo nuovo mondo nella stanza, gli spazi vengono suddivisi e organizzati per mangiare sul comodino… angolo lettura poltrona vicino alla finestra ,tv nell’angolo posizione strategica dal letto… si perché il principale protagonista e il letto con i suoi cuscini le coperte il piumino…biancheria riposta in appositi sacchetti e guanti e mascherina per i brevi spostamenti.
La finestra è il canale sul mondo, infatti hai la visione di ciò che accade fuori. Dal colore del cielo con il transito delle nuvole, comprendi com’è la giornata… visualizzi il flusso del traffico nelle diverse fasce orarie e comprendi che cosa la gente fa… guardi nel parco i ragazzi e i bambini che giocano e si divertono… insomma utilizzi il tempo osservando.
C’è un’infinità di cose che accadono che tu normalmente non vedi, perché la fretta e la routine ti assorbe a tal punto, che non c’è più la capacità di fermarsi a contemplare, quello che si ha davanti.
C’è poi tutta la parte burocratica da sbrigare, sms della Regione, Ats che ti incorporano in sistemi (aperture / chiusure ) provvedimenti con codici da inserire. Ti senti parte dell’accrescimento del numero dei positivi… che strana sensazione!
In questo breve tempo di allontanamento dal contesto sociale si comprende quanto la libertà sia preziosa e si può immaginare cosa, si prova ad esser esiliato. La mancanza del contatto fisico con le persone, specialmente quelle significative crea un vuoto e comprendo come le persone sentano la necessità di scrivere pensieri riguardo all’esistenza ,creando magnifici capolavori.
Non c’è la possibilità di incontrarsi, ma la tecnologia offre supporto e così ci si parla attraverso uno schermo, che funge da tramite e ci permette degli scambi d’informazione sulla salute.
La lettura e la scrittura sono veicoli principali per far funzionare le abilità celebrali e per agganciarsi alla realtà e poi volare con la fantasia.
Il tempo passa e dopo una settimana ecco una nuova prova… il test… risultato: ”positivo“ e si procede con la clausura, proprio come le monache che nel piccolo spazio della loro cella pregano e operano. Ho ripreso gomitoli di lana e con i ferri tra diritto e rovescio ho creato degli scalda collo sempre utili per ripararsi e per tenere alto il morale.
Giorno dopo giorno la voglia di ritornare alla normalità e di uscire da questa situazione… c’è…
C’e la voglia di dire basta… il sole come ogni giorno ritorna e la forza del virus si spegne…
Dopo due settimane il tampone si negativizza e la vita finalmente riparte… non c’è più.
ELENA MONTINI