Ultimo respiro… assenza di vita ed un corpo adagiato al suolo.
Come una danza… in una meravigliosa coreografia, si alternano sobbalzi, rotazioni abbinate alle aperture alari e sulle note della morte del cigno, la vita si spegne.
La musica racconta, ciò che precede l’ultimo respiro. Vivaldi nella sua opera “Le quattro stagioni“ ripercorre lo slancio della vita; il tramonto dell’autunno, la pace dell’inverno, il risveglio dei suoni della primavera ed il calore intenso dell’estate. Le note ti prendono per mano e ti avvicinano in percorsi di rinascita, perché la foglia che cade spinta dal vento viene accompagnata al terreno… in natura nulla va perduto.
Osservo poi la fredda e lucente pietra del marmo bianco, che attraversata dalle naturali venature crea una luce, che oltrepassa il respiro. Opere senza tempo!
Corpi statuari immobili, che esaltano una pietra, ma lasciano aperta l’interpretazione e fanno emergere un fiume di emozioni, tanto da fare aumentare il battito cardiaco… c’è un’accelerazione e poi un arresto.
Mi ritrovo poi davanti a quadri incredibili, pennellate ispirate dalle intrecciate esperienze di vita, le quali hanno saputo raccogliere e miscelare colore gradazioni intense, luci e ombre si alternano, formando giochi di prospettive.
Mani che si tengono, corpi che si accalcano, battaglie che infuriano, tempesta che si abbattono… C’è chi è solo e che conclude la vita in una sorta di agglomerato sociale. Torri che si sgretolano, raffiche di spari sulla folla, esplosioni in aria o nel sottosuolo, furgoni che falciano passanti e viaggi che si trasformano in tragedie. Sono impressionata dalla cattiveria umana e dalla distruzione volontaria. Non ci sono limiti!
Ogni persona ha il proprio tempo e la propria collocazione spaziale… perché in quel preciso istante? Domande senza risposte, ci sono mille perché!
Vi sono poi le parole e le espressioni linguistiche, che lasciano tracce della storia individuale e collettiva, perché c’è bisogno di dare un senso a ciò che accade.
Frasi brevi, ma ricche di significato. Poesie, per sollevare ed elevare lo spirito. Poemi, che narrano avventure ed imprese grandiose.
Testi letterari, i quali riproducono abitudini e riti esplicitati o magicamente formulati.
Le parole riempiono dei vuoti e conferiscono significato, fissando ciò che si desidera lasciare ad altri.
Sussurri e urli hanno la necessità di trasmettere messaggi forti o deboli e se poi li trascriviamo, abbiamo la necessità di non perderli… devono rimanere ed essere vivi per sempre.
Vi sono però dei sentimenti, che si snaturano e quello che poteva sembrare amore, si rivela poi un’ossessione.
Le scarpette “rosse” sempre più si moltiplicano, riempiono piazze e viali e non ci sono solo quelle con i tacchi, ma pure ballerine… sono i passi che molte donne hanno cercato di accelerare, per sfuggire ai propri aggressori.
Sono troppo bagnate del sangue delle percosse e delle coltellate, sono impreziosite da fiocchi che hanno circondato il collo e stretto, fino a soffocare vite. Quel vincolo ha bloccato la forza vitale, ma la forza delle donne non può e non deve mai piegarsi alla violenza.
Bisogna denunciare e imparare a leggere tra le righe. Ed ecco che la realtà viene poi ripresa riportata in scena, per divulgarla e farla conoscere. Le rappresentazioni teatrali e sceniche, ripresentano passioni, drammi, complotti, tradimenti e riportano a galla situazioni, a volte anche estremizzandole, per non chieder tutto in un cassetto.
Vi sono poi opere liriche dove le protagoniste si uccidono per amore, e l’ultimo canto è l’abbandono. Amori contrastati, Romeo e Giulietta, essere una cosa sola! Respirare nella stessa frequenza…
Se roteo leggermente lo sguardo, percepisco ed immagino uno spazio pieno di croci di legno, ben ordinate con appese delle foto di uomini e donne, di diversa età. Sono tutte le persone che hanno perso la vita sulla strada… Successioni errate nel tempo nello spazio… Il duro e freddo selciato ed accanto rottami e lamiere, poi lenzuoli bianchi. Partire e non rientrare, che angoscia!
Suoni di sirene, i soccorsi, il tempo… L’importanza del tempo!
Oggi, in questo nostro tempo mediatico e multimediale, siamo bombardati da sequenze di immagini di fine vita… Noi osserviamo registriamo dati, ma si svuota l’essenza della vita. Ormai i numeri ci impressionano solo nell’immediatezza, poi si va avanti, anche le catastrofi naturali che spazzano via comunità ci tengono incollati allo schermo per la durata della ripresa, poi con un clic si gira canale. Per concludere osservo l’amore che aleggia intorno all’ultimo saluto della persona cara, che è lì distesa, nelle sue spoglie mortali, ma che lascia una testimonianza di vita ai suoi figli. Quel respiro che si è spento, ma che pur non sentendolo più ,ci accompagnerà sempre.
Elena Montini